Commissioned and produced
Festival di Musica 'Spirito del Tempo' Milano
Concept, Direction, Set, Costume, Dance, Score sound
Giacomo De Luca
Music
In a Landscape, The Seasons, Ophelia by John Cage
Piano
Franco Venturini
Sound, Score Collage
Giacomo De Luca
Duration
50 minutes
Dramaturgy
Federica Siani
Video
Alice Colombo
Premiere date
30 September 2023 | 15.00 PM and 18.00 PM
Premiere venue
ADI Design Museum | Compasso d'Oro, Milano (Italy)
Supported
VISIONARY ARTISTS FOR CHANGE ©
Research Residency
Project Round Trip by Muovimi, Fabbrica del Vapore di Milano, Viafarini org (Italy), from 17 to 28 August 2023. Ariella Vidach AiEP and DiDstudio – Danza Interattiva Digitale, Fabbrica del Vapore di Milano (Italy), from 23 August to 4 September 2023.
La performance EVENT-0 è un omaggio al lavoro pionieristico firmato John Cage - Merce Cunningham, tema commissionato dal Festival Spirito del Tempo (2023). Progetto site specific ideato e eseguito a ADI Design Museum–Compasso d’Oro di Milano. Diretto e interpretato da Giacomo De Luca (danzatore e autore), e accompagnato al pianoforte dal pianista e compositore internazionale Franco Venturini. L'’evento è un’esperienza sonora e visiva, tanto per lo spettatore quanto per il protagonista, attraverso il ricorso di chiari e volontari riferimenti alla tipica modalità produttiva di Cage-Cunningham, ovvero una perfetta miscela di casualità e scelte definitive.
_______
Estratto dal Catalogo - Festival di Musica 'Spirito del Tempo' 2023
Edito da Mimesis Edizioni, curato da Fabio Francione.
"La prima volta che ho visto dal vivo una performance firmata Merce Cunningham Trust ero a Rovereto (Italia) nel 2020, coinvolto come danzatore per il Festival Oriente Occidente. Mi ritrovai ad assistere a una vera e propria esperienza visiva e sonora. In scena dieci danzatori/trici indossavano sgargianti tutine monocolore diverse per ogni interprete si muovevano su musica di John King e 100 tone-candles in una miriade di dinamiche e inaspettati cambi di direzioni. Si trattava di circa quaranta assoli di oltre ventinove opere di Cunningham, abbracciando e presentando così in una sola serata più di cinquant'anni di carriera. Ricordo un humour dirompente, un’energia e un rapporto ben chiaro, quello tra musica e danza che si può definire basato sulla non-referenzialità per entrambe le azioni, un distanziamento voluto e riuscito, pur nella coesistenza del medesimo spazio-tempo della performance. Un anno fa invece, a Venezia, per il Festival La Biennale di Venezia sono nuovamente stato coinvolto in un’esperienza ancor più significativa: il ‘caso’ volle che in questa realtà ero non solo un osservatore, ma anche uno dei sedici danzatori/trici, quindi co-artefice di qualcosa che sfuggiva ad ogni aspettativa.
Ho sempre guardato al lavoro di Cunningham con estrema attenzione e curiosità, ma ciò che fin dal primo momento mi colpì fu l’idea di come fosse possibile generare coreograficamente un sistema in cui il corpo fosse in grado di conquistare in un istante qualcosa di concreto e pratico, riempiendo profondamente il tempo e lo spazio. Nel mio percorso di formazione all’Accademia della Scala di Milano e poi all’estero, avevo già incontrato la tecnica Cunningham, ma con le lezioni della Biennale College sono entrato davvero nel pensiero del grande maestro: talvolta, avevo la sensazione che anche lui fosse in sala. Mi ritrovai così a danzare la riproposizione del mitico Event che nel 1972 per La Biennale Danza, fermò una gremita Piazza San Marco a Venezia. Lo studio e le prove erano su più di 20 opere dal suo repertorio, tra cui svariati soli, duetti e pezzi per ensemble in cui particolarmente evidente era il gioco di ripetizioni e ricche articolazioni, sequenze di movimento criptiche e inaspettate, equilibri, caos e intrecci che apparivano ardui e scomodi, ma che in realtà ho scoperto sul mio corpo che essi trovano da sé vie di fuga. Alla base vi è l’idea di sbarazzarsi del superfluo e si affidano a changes methods, che seppur imprevedibili nella loro assoluta chiarezza e disarmante scelta, rendono del semplice dado tratto una libertà anche decisionale. La musica mi appariva come una seconda superficie, non condizionava il movimento nello spazio poiché seguiva un ritmo predefinito, un ascolto interiore, che non prevedeva distrazioni. I suoi lavori per me, esprimono creatività e fermezza, una sensibilità dell’essere in un presente che è qui e adesso, del saper non lasciare l’osservatore e l’interprete nell’attesa che qualcosa stia per accadere da un momento all'altro, poiché tutto ciò che può verificarsi sta già avvenendo. Il suo lavoro è un vero e proprio lascito testamentario, che ho capito essere ancora oggi alla base di tutto nella danza e nella performance contemporanee.
Esiste, per la danza, un prima e un dopo Merce Cunningham e John Cage. Danza e musica percorrendo vie parallele si rendono definitivamente indipendenti l’una dall’altra pur collocandosi nella stessa area. Insieme, i due maestri lavorarono per liberare la danza dalla dipendenza della musica, ma non solo, dimostrarono che corpi danzanti nonostante e in qualunque ambiente anche esterno al teatro si trovassero, dovevano essere considerati com un’ oggetto a sé, semplicemente corpi, prendendo così le distanze da riferimenti interpretativi e quindi all’utilizzo di una narrativa. In una tale prospettiva, viene donata un’alternativa per quell’epoca visionaria, che da sempre era legata indissolubilmente non solo alla musica, fin dagli inizi del balletto, per passare poi dalla danza libera di Isadora Duncan, la modern dance americana, da Martha Graham fino ad arrivare alla post-modern dance, parallelamente anche il Balletto, con Balanchine, si decise di eliminare storia, scenografie e costumi storici, puntando l’attenzione più sul corpo, il carisma dell'interprete e le loro massime capacità tecniche. Cunningham, anticipatore qual’era, riuscì a liberarsi della musica, evidenziando la sola danza. Allora era una svolta completamente innovativa e non riconosciuta come oggi, un lavoro sulla sottrazione del quale continuò a crederci con energia e coraggio nonostante in quegli anni la gente non sapeva apprezzare veramente la sua arte.
Personalmente, cercare di descrivere il rapporto tra musica e danza è come descrivere un legame di sangue, è quindi credere a queste entità in quanto arti sorelle. Confermare qualcosa che è indissolubile fin dall’antica Grecia, per me interconnesso all'io più profondo; è ascoltare ed essere ascoltati nello stesso momento, condividere e coesistere non solo lo stesso spazio nello stesso tempo bensì creare e coabitare insieme un’altrove immaginario, una dimensione indefinibile tanto quanto reale, della vita quindi per come si possa cercare di definire.
Ciò che nutre la mia necessità di fare danza, di esplorare e ricercare i luoghi del corpo, le dimensioni della mente e dell’anima in una densa ri-conoscenza di sé, indaga il pensiero, dunque le capacità infinite della creatività umana, la conoscenza dei sensi, le relazioni sociali tra esseri viventi e natura, nel quale in relazione alle leggi gravitazionali, al concetto di tempo-spazio e di impermanenza, si incentrano le mie ricerche anche aldilà del movimento, su domande come: cosa siamo oltre al corpo? Quali sono limiti i della danza? Chi sono io? e cos’è la Bellezza?.
Giacomo De Luca
“Il corpo del danzatore si fa rifugio per la sua sopravvivenza, in qualità di dispositivo sensoriale e materia stessa della performance. Costituente primario è l’ascolto interiore, concepito dal respiro anche come atto rigenerativo e di composizione, per mezzo del quale si genera l’incontro tra musica e danza, alterando i riferimenti canonici di movimento, tempo e spazio nella successione di happenings imprevedibili. Il corpo di Giacomo De Luca, inteso come archivio vivente, è il primo soggetto dell’indagine sul progresso della coreografia che coglie la forza della relazione tra intuito del corpo e decisioni non negoziabili.”
Federica Siani
La Repubblica Milano
Copyright © 2017 - 2024 All rights reserved
site web: www.giacomodeluca.com
mail: giacomodl9@icloud.com
ig: @giacomo.de.luca
cell: +39 3405160035
Performing Arts and Contemporary Dance
House of Visionary Artists for Change Network/Collective
+ Research & Development Department,
Led and directed by Giacomo De Luca